LA CONFERENZA STAMPA DELLE STRUTTURE SANITARIE PRIVATE  SULL’INCHIESTA DELLA GUARDIA DI FINANZA RELATIVA ALLE FATTURAZIONI “GONFIATE”: “Nessun dolo, e nessuna fattura “gonfiata”. È tutto nella legalità” , dicono le associazione di categoria. E preannunciano un esposto alla Corte dei Conti, al Comando generale della Gdf, e al governatore Scopelliti.

 

«È vero, non vengono mosse accuse contro i laboratori di analisi, ma verso i direttori generali delle Aziende sanitarie provinciali. Però, per come è stata comunicata alla stampa, sembra che a truffare la Regione siano state le strutture sanitarie private accreditate. Non è così, ed è grave che l’organismo commissariale della Regione abbia indotto in questo errore marchiano la Guardia di Finanza».  Enzo Paolini, per l’occasione nella sua duplice veste di avvocato incaricato di tutelare l’immagine dei laboratori e di presidente nazionale dell’Aiop, l’associazione dell’ospedalità privata italiana, ha la veemenza di chi è consapevole d’ aver ragione. È lui ad aprire la conferenza stampa convocata per stamattina a Cosenza per «dimostrare, con dati alla mano che la situazione non è com’è stata presentata dalla Guardia di Finanza, perché i laboratori di analisi si sono sempre attenuti a provvedimenti ministeriali, regionali e a sentenze dei vari Tar della Calabria e del Consiglio di Stato di fissazione di tariffe per le prestazioni erogate. Grave è, invece, l’attività di omissione della Regione che porterà ad un danno erariale e ad un’accusa di calunnia verso chi ha diffuso notizie infondate contro le strutture sanitarie private accreditate». L’incontro con i giornalisti che le associazioni di categoria Asa (Associazione strutture sanitarie private accreditate), Sbv (Sindacato branche a visita) e FederLab (Federazione dei laboratori di analisi) hanno tenuto oggi è un’ulteriore tassello della diatriba con la Regione che, da anni, vede contrapposti gl’imprenditori della sanità privata al massimo ente locale calabrese. Stavolta tutto ha inizio venerdì scorso, 29 febbraio, allorquando la Guardia di Finanza segnala alla Corte dei Conti trenta, tra direttori generali e commissari straordinari della cinque aziende sanitarie della Calabria con l’accusa di aver “gonfiato” i rimborsi ai laboratori di analisi privati, causando alla Regione un danno accertato di venti milioni di euro. Di qui si scatena la reazione delle strutture sanitarie che insorgono contro un’inchiesta che, a loro dire, parte da un assunto sbagliato. Tutto ruoterebbe sull’applicazione di due diversi tariffari: il “Bindi”, dal nome del deputato democratico Rosy al tempo del suo incarico di Ministro della Sanità, datato 1996, e il “Mix”, così chiamato perché comprende parte del “Bindi” e parte di un tariffario antecedente ad esso. «L’equivoco – dice Francesco Bilotta, presidente dell’Asa Calabria -  è presto spiegato. Secondo la Guardia di Finanza, e per gli anni oggetto dell’inchiesta 2007 – 2010, noi avremmo dovuto applicare il tariffario “Bindi”, cosa che non abbiamo fatto perché dichiarato, negli anni e da più sentenze di Tar, illegittimo. Gli stessi tribunali che, invece, hanno imposto di applicare il tariffario “Mix”, con tariffe più elevate rispetto al “Bindi”, tariffario, quest’ultimo, che, come in Calabria, non viene applicato in 16 regioni su 20. La cosa che mi lascia perplesso – continua Bilotta – è che solo nella nostra regione si grida allo scandalo. Per questo motivo possiamo dire che non c’è alcun dolo da parte di nessuna nella fatturazione delle prestazioni sanitarie, men che meno da parte nostra. Nell’inchiesta delle Fiamme gialle si parla anche di “sconti” impropri: ebbene – continua Bilotta – anche in questo caso non c’è dolo. La Finanziaria indica testualmente che lo sconto va praticato sulle prestazioni, cosa fatta regolarmente dai laboratori privati, i quali, ad esempio nel 2009 hanno subito tagli di circa il 30%, quindi ben superiori allo sconto previsto». Questa storia dei rimborsi “gonfiati” proprio non è andata giù alle strutture sanitarie private che attraverso il deputato del Popolo della Libertà, Vincenzo D’Anna, sceso apposta da Roma per partecipare alla conferenza stampa in qualità di presidente nazionale della FederLab, annunciano «un esposto al procuratore regionale della Corte dei Conti, al Comando generale della Guardia di Finanza e al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, nella sua qualità di Commissario straordinario per la Sanità, affinché si proceda ad un’analisi comparatoria dei costi tra pubblico e privato, perché noi abbiamo dati dai quali emerge che nell’analogo comparto a gestione statale la stessa prestazione costa da 5 a 10 volte di più». A concludere l’incontro ci pensa Enzo Paolini, che, con una riflessione sibillina, si domanda «se questa inchiesta sia un ulteriore tassello di un’opera di asfissiamento della sanità privata che si aggiunge al mancato pagamento delle prestazioni, al ritardo di erogazione dei fondi, ai tagli. Guardando a tutto questo mi viene da pensare che ci possa essere un disegno che serva strozzare le aziende private per mettere in ginocchio il settore e attendere che qualcuno lo rilevi per un tozzo di pane».